La soffitta di Sofia
di Franca Corbelli
La famiglia di Sofia tutte le sere d'inverno, dopo cena, si
riuniva intorno al camino. La mamma guardava la televisione, il papà mentre
fumava la pipa, leggeva il giornale, e la piccola Sofia colorava con pennarelli
e matite il suo album di figurine.
Quando il vecchio pendolo scandiva le ventidue la bambina dava il bacio della
buonanotte ai genitori, e si ritirava nella sua cameretta; s'infilava il suo
pigiamino, come da poco le aveva insegnato la mamma, diceva le preghiere e si
metteva sotto le coperte.
Quella sera tuoni e fulmini squarciavano il cielo creando nella stanza della
bimba forme strane e paurose. I rumori del temporale erano così forti che Sofia
dalla paura stringeva a sé la coperta portandosela fin sopra gli occhi.
La bimba avrebbe compiuto sette anni il giorno dopo e la smania di ricevere
tanti regali le faceva superare l'angoscia e la tentazione di andare ad
infilarsi nel più accogliente lettone di mamma e papà. Mentre era intenta a
pensare il giorno dopo, incominciò a distinguere tra un tuono e l'altro, dei
rumori provenienti dalla soffitta situata proprio sulla sua camera. Sembravano
piccoli passetti che andavano avanti ed indietro seguiti da strani scricchiolii
che facevano venire i brividi alla piccola.
La mamma le aveva detto che su c'erano tutte le cose che la nonna Roberta, prima
di morire, le aveva lasciato. Già, la nonna Roberta di cui aveva tanto sentito
parlare, ma che lei non aveva mai conosciuto.
La bambina era combattuta dalla paura che nasceva nell'udire quei rumori e dalla
curiosità di sapere cosa li provocassero. Si ricordò che il papà le diceva
sempre che non bisognava avere paura di nulla e che si doveva affrontare con
coraggio ogni cosa, e così che si decise ad andare a dare un'occhiata lassù.
Le sue gambe tremavano nel salire le scale, ed il suo respiro affannoso
rischiava di spegnere la fiamma della candela. Finalmente arrivò in cima e,
aperta la porta cominciò a delinearsi ai suoi occhi le cose che la occupavano.
Piano cominciò ad esplorare quello che le era intorno; la soffitta era
polverosa, piena di ragnatele, e gli oggetti che vi erano riposti, assumevano
parvenze inquietanti.
Notò una cassettiera e, volle avvicinarsi per vedere cosa contenesse e... con
gran meraviglia vide bellissimi abiti smessi che erano appartenuti alla sua
nonna. Erano tempestati di perline multicolori ed avevano ricami fantasiosi; per
non parlare poi dei vari cappelli adornati di piume di struzzo vaporose. Sofia
volle provarne uno di velluto rosso con nastri di raso rosa e si avvicinò alla
specchiera imbrattata dove a mala pena con la piccola fiamma riuscì a vedersi.
Si mirava e rimirava sognando di diventare una famosa cantante lirica come
appunto era stata nonna Roberta.
Tornò al baule dove scarpe colorate e con tacchi altissimi erano riposte. In
una scatolina trovò persino collane, anelli e collier di rubini rossi
fiammanti. "Tic,Toc,Tac,Tic" "Chi c'é ?" Urlò
terrorizzata. " Sono qui!" rispose una vocina strana. " Sono
proprio dietro di te" e Sofia paralizzata dalla paura lentamente girò la
testa per vedere chi fosse.
Vide un vecchio manichino da sartoria con tre piedini di legno e notò con
stupore che si muovevano creando quei rumori che tanto la spaventavano. "
Non aver paura di me, io ho viaggiato tanto con tua nonna e se vorrai ti potrò
raccontare di lei" disse la vocina del manichino. Sofia si strofinò gli
occhi pensando di sognare... invece era tutto vero e con un filo di voce pregò
il manichino di iniziare il suo racconto.
"Sai, tua nonna Roberta é stata con me all'Opera di Parigi al Bolscioi di
Mosca, al Colosseum di New York, anche a Tokio, ma adesso non ricordo come si
chiamasse quel teatro. Ha cantato con i migliori tenori del mondo... uno di loro
si chiamava Caruso. Intanto la piccola Sofia viaggiava con la mente in questi
luoghi meravigliosi pieni di luci e colori a fianco della sua nonna, pensando
che le sarebbe piaciuto tantissimo. E così che si addormentò e che vide la
nonna Roberta che la portava con sé nelle sue tourné e tra le pause del suo
lavoro, si fermava in camerino a parlare con la piccola Sofia. "Sai Sofia,
avrei voluto portare la tua mamma con me, quando era piccola, ma ero troppo
presa dal lavoro e pensavo che mettendola in collegio, avrebbe potuto ricevere
la giusta educazione. Ma ho capito troppo tardi, che ciò che conta nella vita,
non è l'educazione, mal amore che si riceve dalla propria mamma.Vorrei tanto
che glielo dicessi tu. Per rimediare al male che le ho fatto, diventerò il tuo
Angelo Custode, e ti guiderò per tutta la vita. Non dimenticarlo, quando avrai
bisogno di me, soprattutto nei momenti difficili e nelle scelte importanti io
sarò vicino a te. Be', ciao piccola, si sta facendo giorno ed io devo
ritornare." E sparì in una luce avvolgente che illuminava il viso della
bambina. Fu così che Sofia si svegliò, corse subito giù dalle scale della
soffitta e andò a svegliare mamma e papà, per raccontare tutto quello che le
era successo. La interrompe mamma dicendole" Ma come, hai dormito tutta la
notte su, con questo freddo senza nemmeno una coperta? Aspetta che misuriamo la
febbre. Sofia non aveva nemmeno una linea di febbre, anzi non era mai stata così
bene. Forse che nonna Roberta avesse cominciato a vegliare su di lei?