GIOVEDì GRASSO
di Peter Patti

C'erano almeno mille maschere tutt'intorno... e i coriandoli, e le stelle filanti... Mille colori, mille persone... era bel-lis-si-mo. 
- Renato, non ti allontanare! - gli raccomandò sua madre. Ma lui la udì appena.
Si aggirava tra la folla con un sorriso fino alle orecchie; in fondo era Carnevale, no? Tempo di risate, di divertimento. Renato si volse verso i suoi: eccoli laggiù, dietro una muraglia di gente. Mamma, papà e, in mezzo a loro, Susetta. Uff! Che viso che faceva, però! C'era il Carnevale e la sua sorellina di tre anni era spaventatissima. "Sciocca come sempre" si disse Renato.
Ci saranno stati oltre cento bambini nella piazza del paese: alcuni erano vestiti da cowboy, altri da Batman, da Superman, da Uomo Ragno... E le bimbe: chi con il costume da fatina - proprio come Susetta -, chi con travestimenti indefinibili. 
Lui, Renato, era un fiero Zorro. Come a volerlo ricordare a se stesso (e agli altri), sguainò la sua spada di plastica. 
- Ehi, sta' un po' più attento! - lo ammonì un omaccione a cui aveva inavvertitamente punto la gamba.
In un'altra occasione, Renato avrebbe ribattuto: "Mi scusi, signore, non l'ho fatto apposta"; ma quel giorno era Giovedì Grasso e tutto era permesso. Perciò, superò lo sconosciuto tenendo il naso e il mento all'insù, come si addice a ogni eroe. I carri sfilavano una cinquantina di metri più avanti. Lui affrettò il passo.
- Renato, Renato! - udì nel fracasso generale. Tornò a girarsi: dietro di sé, un muro compatto di corpi. Alcune di quelle persone quasi lo travolsero. 
- Mamma? Papà? - Oddio, li aveva persi! No, un momento. Era lui ad essersi perso. Smarrito. Tutto solo nella folla! E adesso?
Con un brivido di paura, cercò di risalire la fiumana di gente, ma fu spintonato da tutte le parti. Un urto più forte lo mandò a ruzzolare per terra. Si tirò a sedere sul freddo asfalto. La sua spada... era qualche metro più in là, e veniva sospinta da tanti piedi... Ma Renato non aveva tempo di curarsene, adesso. - Mamma? Papà? - ripeté, cercando di risollevarsi. Non era certo facile, però, con quegli stinchi e quelle ginocchia che gli sbattevano sulle guance, sulla testa... - Aiut...!
- Che cosa c'è, ragazzo? - disse una giovane donna.
Renato sollevò la sua maschera di Zorro fino ai capelli e urlò, con aria terrorizzata: - I miei genitori... dove sono?
- Oh, poverino! - disse la giovane, chinandosi su di lui. E, così facendo, lo riparò dallo schiacciasassi di corpi umani che continuavano a procedere spalla a spalla dietro ai carri. - Senti, sai che facciamo? - gli propose la sconosciuta. - Ora cerchiamo un vigile, va bene?
Renato non seppe che dire. Rifletté brevemente, poi esclamò: - No, non un vigile! I miei genitori! - Per infine borbottare: - Pure la spada ho perso. - Si mise carponi per meglio vedere tra la selva di gambe in movimento. - La mia spada... dov'è?
"Un vigile?" pensava intanto. "E se mi fa la multa? Papà e mamma non me lo perdonerebbero mai. Non mi daranno più la mancetta..."
- Renato!
Si volse di scatto: era stata la sorellina a individuarlo. Puntava un ditino su di lui, a cinque metri di distanza, e, pur piccola com'era, trascinava il padre dietro di sé.
Renato rise di gioia. - Eeeh! - fece.
- Insomma! - lo sgridò la mamma. Renato la scorse che si apriva un varco verso di lui. - Te lo avevo detto di stare sempre insieme a noi, no?
- Non faccia così - cercò di rabbonirla la giovane donna. - I bambini sono tutti uguali. Sempre vivaci...
"Dev'essere la fatina buona" si disse Renato guardando quella splendida apparizione che aveva deciso di difenderlo a tutti i costi. "Strano però che non abbia nessun costume addosso, né quello di una fata né un altro!"
Si sentì tirare via: sua madre lo aveva acchiappato per una mano e, con fare energico, lo riconduceva ora verso papà e Susetta.
- Meno male che tua sorella ti ha visto! - esclamò papà. - Altrimenti chissà se ti avremmo mai ritrovato!
- Voleva chiamare un vigile - raccontò Renato tutto d'un fiato.
- Chi? - gli chiese il padre.
- Parli di quella ragazza, vero? - indovinò la madre.
- Ho perso pure la spada, uffa! - sbottò Renato.
Papà lo tranquillizzò: - Te ne compreremo un'altra, piccolo!
- Oh, grazie! - disse lui.
In realtà, non era alla spada che pensava: stava guardando pensoso la sorella. Susetta... lo aveva salvato! "È lei la fatina buona" risolse ammirato.
Ma subito dopo rise tra sé e sé: "Macché! Guarda che faccia! È la bambinella stupida di sempre!" Si abbassò la maschera sul volto e, facendo volteggiare la sua cappa nera, tornò a scattare in avanti, nella confusione del Giovedì Grasso.