di H. C. Andersen
Un soldato marciava
allegramente verso il suo villaggio: uno, due! Uno, due! Con lo zaino in
spalla e la sciabola al fianco, ritornava dalla guerra. Improvvisamente
incontrò una strega molto vecchia e brutta.
- Buongiorno, soldato, - gli disse, - hai una bella sciabola, ma il tuo zaino
sembra vuoto. Ti piacerebbe possedere molti soldi?
- Si, certo, rispose il soldato.
- Bene, allora scendi nel tronco cavo di questo albero. Prima ti attaccherò
una corda intorno alla vita, per farti poi risalire quando me lo domanderai, -
continuò la strega.
- Che cosa troverò in questo grosso albero? - domandò il giovane soldato.
- Denaro, soldato, tanto quanto ne vorrai. Quando sarai arrivato sul fondo,
vedrai una galleria illuminata da un centinaio di lampade. Sulla sinistra
troverai tre porte: ciascuna di esse apre una stanza. Nella prima camera
vedrai un cofano sul quale è seduto un cane con due occhi grandi e piatti.
Non averne paura, stendi per terra il mio grembiule blu a quadri, afferra poi
il cane e mettilo su di esso: come per incanto, resterà immobile. Apri pure
il cofano e prendi tutti i soldi di rame che desideri. Se preferisci invece le
monete d'argento, entra nella seconda stanza. Anche qui c'è un cofano difeso
da un cane con due occhi grandi come le macine di un mulino. Agisci come la
prima volta e prendi tutti i soldi d'argento che desideri. Ma se vuoi l'oro,
entra nella terza stanza. Anche là troverai un cane con due occhi grandi come
la torre rotonda di Copenaghen. Fai come prima e prendi tutte le monete d'oro
che desideri.
- Certo che mi conviene molto, - mormorò il soldato. - E voi cosa desiderate
in cambio di queste ricchezze?
- Riportami solamente l'acciarino che mia madre ha dimenticato l'ultima volta
che è scesa nell'albero.
- D'accordo. Dammi il tuo grembiule a quadri blu, attacca la corda intorno
alla mia vita, poi scenderò subito in fondo all'albero, - disse il
giovanotto, risoluto.
Le cose andarono come aveva detto la strega. Il soldato trovò uno dopo
l'altro i tre cani spaventosi con i loro occhi grandi. Si riempì le tasche di
monete di rame, ma le svuotò subito dopo per prendere quelle d'argento ed
infine per le monete d'oro di cui si riempì anche gli stivali e lo zaino. Ora
era cosi ricco che avrebbe potuto comperare la città di Copenaghen! trovò
l'acciarino, lo prese e chiamò la strega.
- Che cosa vuoi fare di questo acciarino? - le domandò il giovanotto quando
fu nuovamente fuori sulla strada.
- Sei troppo curioso, soldato! Accontentati dell'oro che hai!
- Voglio anche l'acciarino! Ridammelo o ti ammazzerò!
La strega si rifiutò con fermezza; il soldato allora l'ammazzò e con passo
pesante, perché era molto carico, si diresse verso la città vicina dove
alloggiò nel miglior albergo. Là condusse una bella vita, circondato da
cortigiani che lo adulavano. Un giorno senti parlare dei pregi e della
bellezza della principessa, figlia del re di Danimarca.
- Mi piacerebbe molto conoscerla, - sospirò il soldato.
- E' impossibile, - gli fu risposto. - La principessa vive rinchiusa in un
castello, circondato da alte mura. Nessuno può avvicinarsi. Il re la
sorveglia gelosamente perché un mago gli ha predetto che sposerà un semplice
soldato.
Per dimenticare questa delusione il giovane uscì con i suoi amici e sperperò
molti soldi; tanto che, un giorno, non gliene rimase nemmeno uno. Lasciò
l'albergo per andare a vivere in una povera mansarda. I suoi amici gli
voltarono le spalle. Una sera, volendo accendere la sua candela, batté
l'acciarino della strega. Nell'attimo stesso che s'accese la scintilla,
apparve uno dei tre cani con gli occhi grandi.
- Ordina, padrone! Io ti servirò, - gli disse, - e i miei compagni sono
anch'essi pronti ad ubbidirti.
Il soldato capì che l'acciarino era magico e chiese alcune monete d'oro. In
questo modo ridiventò presto ricco e adulato. Tuttavia era triste, perché
era innamorato segretamente della principessa.
Una notte, ormai disperato, incaricò uno dei cani di portargli la
principessa. Era così bella, profondamente addormentata sul dorso
dell'animale, che il soldato le diede un bacio. Il cane la riportò poi al
castello. Il giorno dopo la principessa raccontò ai genitori sovrani ciò che
credeva fosse stato un sogno. Diffidente, il re la fece seguire dalle sue
ancelle per vedere dove andasse di notte. Il cane, però, riuscì a far
perdere le tracce. Allora la regina fece cucire nei vestiti di sua figlia un
taschino pieno d'orzo, forato all'estremità. Così, quando il cane, la notte
seguente, portò via la principessa, i semi d'orzo caddero per terra indicando
la strada che portava alla casa del soldato. Il giovanotto fu immediatamente
gettato in prigione e condannato all' impiccagione. Il giorno dell'esecuzione,
moltissima gente si era riunita nella piazza. I sovrani e i giudici
troneggiavano dall'alto di un palco. Due guardie portarono il condannato che,
prima di morire, espresse l'ultimo desiderio: quello di fumare un' ultima
volta la pipa; ciò gli fu concesso. Prese dalla tasca l'acciarino magico e lo
batté tre volte: i tre cani comparvero, feroci con i loro grandi occhi.
Balzarono sui sovrani e li fecero precipitare dall'alto del palco sulla piazza
ove si sfracellarono.
- Viva il piccolo soldato! - urlò la folla che detestava i sovrani tiranni, -
viva il nostro re!
Il soldato, divenuto re, sposò la principessa e furono felici per moltissimi
anni, ben protetti dai tre cani dai grandi occhi.