FRATELLINO E SORELLINA

            di Jakob e Wilhelm Grimm


C'erano una volta due bambini, fratello e sorella, i quali avevano avuto la sventura di perdere la mamma. Si sentivano perciò molto soli, nella capanna in mezzo al bosco, e furono contenti quando il babbo si risposò; speravano di trovare nella matrigna quasi una seconda mamma, una donna buona, che li amasse e li consolasse quando si sentivano tristi. Ma purtroppo la matrigna era una strega astuta e cattiva, la quale si affezionò moltissimo al cane di casa, mentre non poteva sopportare i due poveri bambini. Se il fratellino e la sorellina si avvicinavano a lei sperando in una carezza, li mandava via e prendeva sulle ginocchia il cagnolino. Quando cucinava un buon manicaretto se lo mangiava tutto, porgendo al cane sotto la tavola qualche bocconcino, ma non permettendo ai due ragazzi nemmeno di leccare la pentola. Infine guardava Fratellino e Sorellina sempre con occhio maligno, li sgridava e picchiava per un nonnulla, e spesso li metteva in castigo senza ragione. Un giorno che la matrigna aveva sgridato più del solito i due bambini, Fratellino disse a Sorellina :
- In questa casa stiamo peggio di prima. Se la nostra mamma lo sapesse, soffrirebbe e piangerebbe. Vieni, andiamocene di qua. Troveremo qualche posto dove si possa vivere in pace, senza nessuno che ci maltratti.
La sorellina fu contenta di quella proposta:
- Andiamo, Fratellino. Ci faremo compagnia e non ci lasceremo mai. 
Detto fatto, approfittando di un momento in cui la matrigna si era addormentata con il cagnolino sulle ginocchia, infilarono la porta di casa e se la diedero a gambe in mezzo al bosco. Corsero fino a sera per allontanarsi quando più potevano, e quando fu buio si rannicchiarono nel tronco vuoto e dormirono saporitamente, tanto erano stanche. Al mattino, quando si svegliarono, il sole era già alto. Il tronco di legno secco era diventato caldissimo e Fratellino si asciugò il sudore dicendo:
- Sorellina, muoio di sete. Andiamo a cercare dell'acqua. 
- Andiamo - disse la sorellina. - Mi sembra di sentire il mormorio di un ruscello qui vicino - .
Si presero per mano, e fatti pochi passi trovarono davvero un ruscello d'acqua fresca e limpida che scendeva da una piccola altura. Il fratellino si getto in ginocchio per bere, ma la sorellina lo fermò. Aveva udito la sorgente mormorare qualcosa, e le parole erano queste: 
- Chi mi beve diventa una tigre ! chi mi beve diventa una tigre ! 
- Fratellino, non bere ! - supplicò Sorellina impaurita - Altrimenti diventerai una tigre e mi sbranerai. 
Fratellino si passò la lingua sulle labbra secche.
- Va bene - sospirò. - Andiamo a cercare un 'altra sorgente. 
Si inoltrarono ancora nel bosco, e trovarono poco dopo un ruscello che serpeggiava fra i sassi. Subito il fratellino si inginocchiò per bere; ma la sorellina udì che il ruscello mormorava qualcosa e le parole erano queste: 
- Chi mi beve diventa lupo ! Chi mi beve diventa lupo ! 
- Oh Fratellino mio, non bere ! - singhiozzo la bambina - Altrimenti diventerai un lupo e mi mangerai. 
Il fratellino guardò perplesso l'acqua limpida e borbottò.
- Cerchiamo un'altra sorgente, ma ti avverto che berrò, perché muoio di sete 
Era accaduto questo: quando la matrigna si era svegliata con il cagnolino in grembo, si era accorta della sparizione dei due ragazzi, e timorosa del marito, aveva stregato tutte le fonti del bosco.
Anche la terza fonte che incontrarono era stregata, e scorrendo mormorava: 
- Chi mi beve diventa capriolo! Chi mi beve diventa capriolo !
- Fratellino mio, non bere ! - esclamò Sorellina. - Altrimenti diventerai un capriolo e fuggirai. 
Ma Fratellino non ascolto: si avvicinò le labbra alla sorgente e bevve a sazietà. Subito si trasformò in un grazioso capriolo dal pelo macchiato di bianco, ancora senza corna e con un codino dritto. 
- Oh, povero Fratellino mio ! - esclamò Sorellina con angoscia; e scoppiò in lacrime, mentre anche l'animale piangeva e le lacrime gli scorrevano lungo il musino. Poi Sorellina abbraccio Fratellino e gli disse: 
- Abbiamo giurato di non lasciarci mai, perciò ti legherò con la mia cintura e continueremo la strada insieme. La provvidenza non ci abbandonerà: 
Con la cintura fece una specie di guinzaglio, poi continuò la strada mentre il capriolo la seguiva docilmente, tutto mortificato. E infatti la provvidenza non li abbandonò, perché poco dopo trovarono una casetta solitaria che sembrava fatta apposta per loro.
- Ci fermeremo qui - disse la sorellina - così saremo al riparo dalle intemperie. Ti preparerò un bel giaciglio di foglie e di erbe, e ogni giorno andrò a cercare da mangiare per me e per te. 
E da quel giorno uscì ogni mattino a raccogliere i frutti della foresta: bacche, noci, mirtilli, fasci di erba odorose per il suo caro fratellino. Gli scoiattoli, i conigli selvatici, gli uccellini avevano fatto amicizia con lei e spesso l'accompagnavano a casa, partecipavano al pranzo, e si addormentavano sulle sue ginocchia o sulle sue spalle, quando sorellina, recitava le preghiere della sera, chiudeva gli occhi con la testa appoggiata al dorso di fratellino. La vita scorreva così, abbastanza tranquilla, anche perché il capriolo aveva conservato l'uso della parola, e poteva fare lunghe chiacchierate con la sorellina. Ma un mattino presto tutto il bosco risuonò dell'abbaiare dei cani e dello squillare dei corni. Era il giovane re del paese che aveva organizzato una gran caccia alla quale aveva invitato tutti i suoi amici più cari, con le mute dei cani, battitori, cacciatori, e galoppava fra gli alberi inseguendo la selvaggina. Ma non appena il capriolo udì tutto quel rumore, incominciò a saltellare, preso dalla smania di uscire. 
- Oh, Sorellina mia ! - supplicò. - Aprimi la porta. Lasciami andare ad assistere alla caccia, o morirò.
La Sorellina avrebbe voluto rifiutare, ma il capriolo la guardava con occhi tanto supplichevoli che la fanciulla non seppe resistere e aperse la porta. 
- Ritorna presto - raccomandò - E quando giungerai davanti alla nostra porta grida: " Sorellina fammi entrare " , così io potrò riconoscerti. Se non udrò queste parole, non aprirò a nessuno perché ho paura dei cacciatori.
Fratellino promise e in un baleno scomparve fra i cespugli. Quel giorno si divertì moltissimo: appariva e spariva sotto il naso dei cani e dei cacciatori, e perfino dello stesso re, che era un bel giovane con una corona sulla testa. Tutti lo inseguivano: il re spronando il cavallo, i cacciatori tendendo l'arco, i cani latrando a perdifiato. Ma l'animale era agile e veloce più di qualsiasi capriolo e si sottraeva agli inseguitori. Verso sera ritornò alla casetta e gridò : - Sorellina, fammi entrare !
La sorellina aperse subito, e accolse il suo caro fratellino con mille carezze. Ma il re, rientrando nella sua tenda, dichiarò:
- Quel capriolo ci ha beffati per tutto il giorno: domani bisogna catturarlo a tutti i costi, ma vivo. 
I cacciatori promisero, e quando all'alba la caccia ricominciò, stettero pronti, con la freccia incoccata. 
Fratellino aveva ottenuto per la seconda volta il permesso do uscire, e per la seconda volta si fece beffe di tutti, cacciatori e cani , apparendo e sparendo come il lampo. Quando poi ritornò a casa verso sera, un cacciatore più ostinato degli altri riuscì a seguirlo fin là, e anche a scagliargli una freccia che lo ferì leggermente a una zampa. Ma rimase di stucco quando udì la bestiola che diceva:
- Sorellina, fammi entrare ! - e vide una bella fanciulla che apriva la porta e accoglieva fra le braccia il capriolo. 
Il cacciatore ritornò dal re e gli narrò ogni cosa. Il re rimase perplesso: 
- Com'è' possibile che un capriolo sappia parlare ? - borbottò. - E come può avere per sorella una bellissima fanciulla e non una cerbiatta? e non una cerbiatta ? - Poi aggiunse rivolto al cacciatore : - Domani mi indicherai dove abita quella stana bestia. Daremo tutti la caccia al capriolo, ma non bisogna ucciderlo e nemmeno ferirlo.
Intanto a casa Sorellina si era spaventata moltissimo vedendo il capriolo ferito. Lavò bene la piccola piaga, la fasciò con foglie freschissime e mise il fratellino a riposare sopra un bel fascio di erbe odorose. 
- Non devi uscire più, Fratellino - esclamò piangendo. - Altrimenti i cacciatori ti uccideranno, e io resterò sola in questo bosco ! 
Il capriolo voleva promettere, ma non poteva, perché il suo istinto di capriolo era così forte che già sognava le corse del giorno dopo, il latrato dei cani, lo squillo dei corni, i balzi agili alò di sopra dei cespugli e delle siepi che gli davano l'impressione di volare. 
Al mattino dopo inizio a supplicare: 
- Sorellina, lasciami andare ! Sento che la caccia è già ricominciata, e se non potrò uscire, morirò. La sorellina rispose di no, di no: ma il capriolo la pregò tanto che infine non poté più resistere; socchiuse la porta e disse: 
- Va': ma torna presto, altrimenti morirò io! 
Il capriolo spiccò un balzo e dileguò fra i cespugli. 
Tutti i cacciatori e anche il re in persona stavano all'erta, e non appena lo scorsero, subito spronarono i cavalli e incominciarono a inseguirlo. Fu una battuta di caccia veramente inebriante per tutti: capriolo, cani e cavalli volavano al di sopra dei cespugli e dei corsi di acqua, e anche senza che il re lo avesse comandato, nessuno avrebbe voluto uccidere la bella bestiola per non interrompere quella corsa entusiasmante. Ma quando il sole volse al tramonto il re comandò che il capriolo fosse lasciato in pace, e chiese al suo cacciatore di condurlo alla casetta solitaria. Quando giunse davanti alla porta, bussò e disse:
- Sorellina, fammi entrare! 
Subito la porta si schiuse, e una bella fanciulla protese le braccia, ma le ritrasse sbigottita quando vide che non si trattava del suo capriolo, ma di un bel giovane che aveva sulle spalle un manto di porpora e di ermellino e portava sulla testa una corona d'oro. 
- Dov'è il mio fratellino? E' morto? - chiese Sorellina scoppiando in un singhiozzo disperato. 
Il giovane re tentò di tranquillizzarla.
- Il vostro fratellino ritornerà fra poco: ma spiegatemi come mai voi siete sorella di un capriolo! E per di più di un capriolo che parla! Certamente non può che trattarsi di un incantesimo!
Sorellina non negò, e incominciò a raccontare le sue sventure e quelle di Fratellino. Il re ne fu tutto commosso e disse:
- Non è giusto che voi viviate così sola in questo bosco, con l'unica compagnia di un capriolo che potrebbe ad ogni momento essere sbranato dai lupi o ucciso dai cacciatori. Venite con me: nella mia reggia sarete al sicuro da ogni pericolo, tanto più che io farò immediatamente arrestare la vostra matrigna e la obbligherò a togliere l'incantesimo, altrimenti morirà sul rogo, come capita a tutte le altre streghe.
Proprio in quel momento il capriolo rientrava, ancora ansante per le corse fatte, ma confuso e mortificato perché sapeva di aver tenuto in ansia Sorellina. Andò ad accucciarsi ai suoi piedi e, come per chiederle perdono, le lambì la mano. Sorellina, ormai tranquilla, lo abbracciò. 
- Verrei volentieri con voi - disse la fanciulla sospirando - perché in questo bosco ho sempre tanta paura. Ma dovete promettere che mai sarà fatto qualcosa di male al mio fratellino!
- Ve lo giuro! - esclamò il re con calore.
Egli si era subito innamorato della bellissima creatura, e pensava che non appena giunti alla reggia l'avrebbe sposata. Così Sorellina sarebbe stata proprio al sicuro da ogni pericolo. Il giovane re balzò in sella e Sorellina salì in groppa dietro di lui; poi il cavallo spiccò la corsa, mentre il capriolo li seguiva saltando al di sopra dei cespugli e delle siepi. Giunti alla reggia, il re chiese la mano di Sorellina, la quale fu felicissima di acconsentire, perché già sentiva di voler tanto bene al re, che era bello e coraggioso. Le nozze furono celebrate con gran pompa, poi il re mandò un manipolo di guardie ad arrestare la matrigna. Vedendo che i due ragazzi da lei tanto odiati non solo erano ancora vivi ma felici e fortunati, la cattiva donna parve schiattare di rabbia: rifiutò di liberare Fratellino dall'incantesimo e promise molte altre stregonerie a danno di tutti. Allora il re non volle sentir altro, e la condannò al rogo. Ma non appena la megera fu ridotta in cenere, il capriolo si accasciò a terra, e dalla sua spoglia si levò Fratellino, che nel frattempo era diventato anche lui un bellissimo giovane. Fratello e sorella, promettendo in cuor loro che mai si sarebbero lasciati, si abbracciarono e abbracciarono anche il re; poi tutti vissero insieme fino al termine dei loro giorni, felici e contenti.