Il pescatore di Cefalù

            da "Favole al telefono" di Gianni Rodari

Una volta un pescatore di Cefalù, nel tirare in barca la rete, la sentì pesante pesante, e chissà cosa credeva di trovarci.
Invece ci trovò un pesciolino lungo un mignolo, lo afferrò con rabbia e stava per ributtarlo in mare quando udì una voce sottile che diceva:
- Ahi, non mi stringere così forte.
Il pescatore si guardò intorno e non vide nessuno, ne' vicino ne' lontano, e alzò il braccio per buttare il pesce, ma ecco di nuovo la vocina:
- Non mi buttare, non mi buttare!
Allora capì che la voce veniva dal pesce, lo aprì e ci trovò dentro un bambino piccolo piccolo, ma ben fatto, coi piedi, le mani, la faccina, tutto proprio a posto, solo che dietro la schiena aveva due pinne, come i pesci.
- Chi sei?
- Sono il bambino di mare.
- E che vuoi da me?
- Se mi terrai con te ti porterò fortuna.
Il pescatore sospirò:
- Ho già tanti figli da mantenere, proprio a me doveva toccare questa fortuna di averne da sfamare un altro.
- Vedrai, - disse il bambino di mare.
Il pescatore lo portò a casa, gli fece fare una camicina per nascondere le pinne e lo mise a dormire nella culla del suo ultimo nato, e non occupava nemmeno mezzo cuscino con tutta la persona.
Quello che mangiava, però, era uno spavento: mangiava più lui di tutti gli altri figli del pescatore, che erano sette, uno più affamato dell'altro.
- Una bella fortuna davvero, - sospirava il pescatore.
- Andiamo a pescare? - disse la mattina dopo il bambino di mare con la sua vocetta sottile sottile.
Andarono, e il bambino di mare disse:
- Rema diritto fin che te lo dico io. Ecco, siamo arrivati. Butta la rete qua sotto.
Il pescatore ubbidì, e quando ritirò la rete la vide piena come non l'aveva mai vista, ed era tutto pesce di prima qualità.
Il bambino di mare battè le mani: - Te l'avevo detto, io so dove stanno i pesci.
In breve tempo il pescatore arricchì, comprò una seconda barca, poi una terza, poi tante, e tutte andavano in mare a buttare le reti per lui, e le reti si riempivano di pesce fino, e il pescatore guadagnava tanti soldi che dovette far studiare da ragioniere uno dei suoi figli per contarli.
Diventando ricco, però, il pescatore dimenticò quel che aveva sofferto quando era povero. Trattava male i suoi marinai, li pagava poco, e se protestavano li licenziava.
- Come faremo a sfamare i nostri bambini? - essi si lamentavano.
- Dategli dei sassi, - egli rispondeva, - vedrete che li digeriranno.
Il bambino di mare, che vedeva tutto e sentiva tutto, una sera gli disse:
- Bada che quel che è stato fatto si può disfare.
Ma il pescatore rise e non gli diede retta.
Anzi, prese il bambino di mare, lo rinchiuse in una grossa conchiglia e lo gettò in acqua.
E chissà quanto tempo dovrà passare prima che il bambino di mare possa liberarsi.