LA NASCITA DEL GRANDE RE
di Gregorio Curto

E' una notte d'inverno e una gran festa
già si prepara in tutta la foresta
dove è aspettata - un vero caso strano! -
la nascita di un Re, Grande Sovrano.
Son d'accordo nel rendersi ospitali
per onorarlo tutti gli animali;
i quali, convenuti da ogni parte
voglion sfoggiare ognun la propria arte.
Si apre infatti un'accesa discussione:
a chi debba spettare la missione
di presentarsi come un grande saggio
per porgere al Sovrano un degno omaggio.
Dice il leone: "Certo spetta a me
perché della savana sono il re;
quando si tratta di importanti affari
l'ospite è ricevuto da un suo pari.
Sono inoltre il più bello e il più prestante,
nei gesti e nell'aspetto il più elegante;
ho fauci enormi e una bella criniera
che rende d'oro il sole della sera".
"Quanto a eleganza non c'è paragone
- ribatte in tono fermo un gran pavone -
nulla è più bello - certo non mi sbaglio -
delle mie piume spiegate a ventaglio".
"E per la forza - incalza l'elefante -
ti batto io, che arbusti e intere piante
posso diveller con disinvoltura
nel freddo intenso o in mezzo alla calura".
"Io son però del cielo la regina
- dice l'aquila - e porto la rovina
quando dall'alto in men che non si creda
piombo a ghermire la povera preda".
Poi gettan nella lite nuovi strali,
per complicar le cose, altri animali:
la volpe, la giraffa, l'usignolo
che si mette a cantare mentre è in volo.
A non aver pretese sono in due:
un asino già anziano e un calmo bue,
che si dicon l'un l'altro, rassegnati:
"Noi ce ne stiamo qui quieti e beati.
Perché il Re possa aver buona accoglienza
si vuole imporre ognun con prepotenza;
noi non possiamo che star qui a vedere
cosa accadrà. mettiamoci a sedere".
In quell'istante il figlio di un pastore,
agitato ed in preda a gran fervore,
giunge di corsa e all'allegra brigata
dice implorando a voce dispiegata:
"Poc'anzi è nato proprio qui vicino
e giace su una greppia un bel bambino;
per il gran freddo l'ho visto patire,
a scaldarlo qualcuno può venire?"
Nella loro contesa indaffarati
il pastore respingono indignati
gli animali impegnati nella lite.
Allora dice al bue l'asino mite:
"Andiamo noi, mettiamoci in cammino
per scaldare quel povero bambino,
perché per il Gran Re mi pare chiaro
ci si riservi solo dell'amaro".
Felice, asino, sei; tu, bue, beato:
umili avete con il vostro fiato
scansando le pretese e il parlar vano
scaldato in una greppia il Gran Sovrano.