Favoletta di Natale     

Anonimo

Faceva il taglialegna e viveva nel bosco vicino al paese insieme al suo bimbo. Anche quell'anno stava giungendo il Natale. Quei giorni felici dell'anno, rischiarati dai bagliori riflessi sulla neve, giungevano veloci, e fuggivano altrettanto rapidamente, senza lasciare il tempo ai sentimenti di prender la forma di parole ed abbracci dolci e sereni. Aveva lavorato molto quell'anno, tutti volevano un abete da addobbare nella loro casa e lui correva a prenderli e portarli nelle abitazioni. Come sempre il suo abete, quello per la sua famiglia, era l'ultimo che portava. Venne la vigilia e sul far della sera arrivò con l'albero; era grande e bello, con le sue radici e la sua gioia naturale che brillava in ogni ago. Ma lui era stanchissimo, esausto da un lungo mese di lavoro; dopo averlo posto nell'angolo della sua piccola stanza, si addormentò davanti al camino. Il piccolo bambino, preoccupato per lui, decise di non svegliarlo e di attendere lì , vicino al suo papà stanco, l'arrivo di Babbo Natale, però pensava tra sé e sé "chissà .. porterà ugualmente i doni, anche se l'albero non è addobbato?" Aveva solo pochi disegnini fatti in quei giorni felici, ma solitari, e vi appese quelli, poi si addormentò sul divanetto. Nel camino languivano lentamente piccole fiammelle che danzavano allegre, e pian piano stanche anch'esse, si avviavano verso il cielo stellato, infilando una ad una il camino come fosse una strada verso il paradiso. Fuori, nella neve, gli animaletti del bosco ed io eravamo un pochino preoccupati per quel bambino, anche noi ci domandavamo: "chissà .. Babbo Natale verrà ugualmente anche se l'albero non è addobbato ?" Decidemmo così, di far del nostro meglio, in segreto per adornarlo, ci riunimmo nella radura della quercia, presso la casa degli scoiattoli, i quali avevano preparato una tavolata con le nocciole dei pensieri. Tutta la notte discutemmo su cosa usare per addobbare l'albero, chi diceva il muschio, chi le bacche, chi le ghiande, insomma vi era una accesa discussione. Era quasi l'alba e come in ogni riunione affollata, non avevamo ancora deciso nulla. Iniziò a piovere lentamente, una pioggerellina fine di goccioline trasparenti e comprendemmo lì per lì cosa usare. Ognuno di noi corse al più vicino filo d'erba, e con cura, raccolse una goccia, vi soffiò dentro lentamente sino a farla diventare una pallina, poi vi entrò e rimase lì un attimo, lasciando di sé l'immagine e l'amore che provava per il piccolo amico. Di corsa gli uccellini presero con il becco le palline ed infilandosi nel camino, le portarono sull'albero. Il tempo, mutevole come sempre nelle nottate invernali, volse la pioggia in neve, le topine del bosco presero a tessere quei fiocchi argentati e soffici, che scendevano dal cielo, in tanti festoni lunghi lunghi. Con quelli, avremmo completato la nostra opera in attesa dell'arrivo di Babbo Natale. Tutti in fila, i mariti topini, poi, entrarono dalla cantina, silenziosamente giunsero sino alla sala, ove troneggiava l'albero e lo incoronarono con quelle allegre corone abilmente confezionate dalle loro mogli. Rimaneva solo una cosa da fare …ora… Volevamo bene a quel bambino e ci avrebbe fatto piacere donargli qualcosa, ma poveri com'eravamo, non avremmo potuto competere con i ricchi doni di Babbo Natale. Ci armammo di umiltà, e partimmo silenziosamente in fila indiana per la casetta di legno. Il sole stava sorgendo allegro e radioso nella sua sciarpa nuova, dono della sua amica luna. Arrivammo che ancora dormivano tutti , vedendo che Babbo Natale aveva gradito l'albero, e riempito il pavimento di regali, posammo anche noi i nostri. L'orsetto posò un abbraccio caldo come la sua pelliccia.

Il daino posò uno sguardo tenero.

Lo scoiattolo posò un sorriso vivace.

Il lupo posò la forza per vivere un altro anno.

La marmotta posò un sogno felice.

La talpa posò uno sguardo gentile.

Il falco posò una piuma guida per volare.

Ed io ? Io posai una fiammella da custodire nel cuore per scaldare le giornate fredde e solitarie. Al risveglio quale fu la sorpresa del bambino nel vedere quanti doni aveva ricevuto: li scartò tutti gridando di gioia ad ogni fiocco sciolto. Poi, felice, corse fuori nella neve, venne nella radura , e ci abbracciò uno ad uno. Pensò allegro che il più bel dono di Natale erano proprio i suoi cari amici.