La culla vuota     

di Sandra Cervone

No. Non andrò. All'angelo luminoso che annuncia la lieta novella ho già detto ripetutamente di no. Come posso, io, pastorello "diverso", recarmi alla capanna del Re dei Re? Non faccio che nascondermi dietro le montagne di carta e le casette di cartone da quando mi hanno sistemato qui, lungo il pendio scosceso del presepe di una chiesa. Siamo solo in due ad avere la pelle scura: uno dei Magi ed io. Ma io non ho vestiti regali, sono scalzo, infreddolito e non ho ricchi doni da portare al Bambino. Sono più povero di Lui. E, soprattutto, sono "diverso". La mia pelle ha il colore dell'Africa, i miei occhi la nostalgia di paesaggi lontani, la mia voce una cantilena incomprensibile. E allora sto sempre zitto, non unisco la mia voce ai cori degli angeli, cerco di non attirare l'attenzione, né di espormi alla luce flebile delle lampadine intermittenti... "E' nato il Salvatore". Ma non certo per me. Com'è possibile che quel Bambino indifeso porti la Salvezza anche a me o al martoriato mio Popolo? Cos'è questa "pace" di cui tutti parlano? Ho conosciuto solo guerre e discordie e insicurezze. Poi, su un barcone malfermo e stracarico di gente, sono arrivato qui, in una Terra non mia dove nessuno perde occasione per ricordarmi che sono "diverso". Extracomunitario è il mio nome nuovo. Ma ce ne sono tanti altri: Negro, ad esempio. Oppure Di Colore. Qui, nel presepe di questa chiesa, nessuno mi guarda. Ma è meglio così. Sono stanco degli sguardi di diffidenza, delle parole di rimprovero, dei commenti di sufficienza. "Tornatene al tuo Paese"... Anche qui, su questo villaggio di sughero e muschio, nessuno ha simpatia per me. Respiro soltanto ostilità. La lavandaia mi gira le spalle, il fabbro ha uno sguardo severo e perfino il pastore che sorveglia le sue pecore brandisce minaccioso il suo bastone al mio passaggio. E il cane abbaia, l'oca del laghetto starnazza, il maiale grugnisce... Non c'è posto per me. Nemmeno in un presepe! Sono sempre e soltanto un "diverso". Se provo a sorridere mi deridono, se piango mi scansano, se sto zitto mi additano... Sempre e solo colpevole. Ma di cosa? Di essere come sono. Diverso. Ecco perché non andrò alla capanna. Chi vorrebbe la mia presenza nella propria casa? Chi si sentirebbe sicuro scorgendomi? Chi vorrebbe condividere con me la sua gioia o il suo dolore? E allora me ne sto qui, dietro un ciuffetto di morbido muschio, al riparo da tutto e da tutti. Al suono degli zampognari mi rilasso e al coro degli angeli mi addormento. Me ne torno col pensiero alla mia Terra, laggiù, nel cuore dell'Africa dove ho lasciato mia casa ed i miei cari. Intorno a me sono tutti "diversi" ed io finalmente mi sento "uguale"... Gli sguardi non sono di rimprovero, le parole non sono di offesa... ma c'è la guerra e troppi fratelli sono morti di fame, troppe madri hanno pianto per questa grande miseria... Desidero un po’ di pace, solo questo. Essere me stesso, vivere. Il mio viso è ricoperto di lacrime amare e il mio cuore sussulta di dolore. Non riesco a rompere le barriere dell'indifferenza, non riesco a colmare queste enormi distanze, non riesco a sentirmi "fratello" di nessuno. Straniero. Sono straniero ovunque. Diverso e da emarginare. Nella vita come in questo presepe. Sto tremando di freddo e solitudine. Di fame e di tristezza. Di nostalgia e di indifferenza... Il mio cuore trama vendette, non sopporto la pietà di nessuno, vorrei tanto vendicarmi, dimostrare cosa son capace di fare... Incendiare la carta di queste montagne, la paglia di queste stalle... Se sono davvero un "diverso" non avrò rimpianti o pentimenti... Basta con questi cori d'angeli, basta con le parole zuccherose di queste nenie... Se un Salvatore è nato per voi, per me non c'è mai stata e mai ci sarà salvezza. Sto piangendo ma non ho più freddo. Un confortante tepore ricopre il mio corpo. Qualcuno ha posato la sua mano sulla mia spalla e mi sta sorridendo. Non ha paura di me e mi guarda negli occhi. "Aspettavo anche te - dice- ma non t'ho visto arrivare". E mi tende la mano. E sistema sul mio povero corpo stanco una coperta di soffici stelle. La commozione mi impedisce di parlare. "Sono un diverso" vorrei gridare... "Non esiste diversità nel vero amore" è la risposta. Una pace vera trabocca nel mio cuore. Nel presepe la culla è vuota. Ma il Bambino è con me: sorride e mi parla col cuore. "Non era Natale senza te -mi sussurra teneramente- e son venuto a cercarti". Incredibile... "Ma come faranno tutti gli altri pastori? Se non ti trovano nella capanna avranno fatto un viaggio inutile...". "Capiranno, finalmente, d'aver sbagliato strada".